Dalla "moscia" allo "sciummo": ecco i pesci rari e particolari che vivono nel mare barese
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mercoledì 30 ottobre 2019
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di Federica Calabrese
Dopo quindi avervi illustrato le specie da “ciambotto”, i “pesci bianchi e da fornacella”, i “frutti di mare” e i principali crostacei e molluschi, concludiamo il nostro tour della conoscenza del mare barese con questi caratteristici animali acquatici.
Nelle schede (compilate grazie all’aiuto del 34enne biologo marino Michele De Gioia), abbiamo indicato il loro “soprannome” barese, il nome comune e quello in latino. (Vedi foto galleria)
La “Moscia” (Musdea o Mostella - Phychis Phychis) - Questo pesce (nella foto) risulta difficile da trovare in mare: è una specie poco socievole, notturna, sciafila (predilige cioè vivere nell’ombra) e di giorno si rifugia tra le rocce. Del resto non è ambita dai pescatori, per via della sua carne poco pregiata e molliccia, da cui il nome barese di “moscia”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ha corpo allungato, un po' grosso e gonfio e anteriormente cosparso di scaglie piccole e lisce. La colorazione è tipicamente bruno violaceo rossastra, ma diventa cangiante a seconda dell’età degli esemplari e della profondità: i giovani sono azzurri, ma lentamente diventano bruni passando all’età adulta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
L’Occhione (Pagellus bogaraveo) - È impossibile incrociare questo pesce quando si è sott’acqua, visto che vive a profondità notevoli che vanno dai 30 a persino 800 metri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fa parte della specie dei pagelli, ha un colore grigio-giallastro, è coperto da squame grandi ed ha una testa corta e ottusa con un muso tondeggiante. Ma la sua particolarità sono gli occhi rossi da cui trae il suo nome: sono perfettamente circolari e molto grandi, tant’è che negli esemplari catturati in profondità e portati in superficie rapidamente arrivano ad estroflettersi.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Pesce pettine (Xyrichthys novacula) – È così chiamato per l’unicità della sua pinna dorsale: costituita da una parte spinosa più bassa e una parte molle più lunga e alta, che ricorda le setole di un pettine. Ha una struttura schiacciata di circa 15 centrimetri, una testa dal profilo quasi a 90 gradi con occhi piccoli e tondi posti molto in alto e una colorazione vivace. Capo e corpo sono infatti ricoperti da strisce di colore arancione o azzurro che lo rendono immediatamente riconoscibile.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
È abbastanza timido: in caso di pericolo, si nasconde rimanendo immobile sul fondale, compiendo poi uno scatto improvviso per infilarsi sotto la sabbia. Quando si tratta di difendersi però non le manda a dire: con i suoi piccoli denti ricurvi e acuminati può facilmente bucare le mani dei pescatori e divincolarsi. Non ha molto mercato, anche se in realtà pare sia ottimo fritto nel burro.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Pesce trombetta (Macroramphosus scolopax) - Il suo particolare nome deriva dal muso allungato e tubolare terminante con una bocca molto piccola priva di denti. Di color rosa e dal corpo ovale e allungato, è lateralmente ricoperto da piccole squame robuste e ruvide al tatto. Ma attenti alle pinne dorsali: sono due e parecchio acuminate.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Specie che viene rinvenuta di solito tra i 100 e i 150 metri di profondità, si cattura occasionalmente con le reti a strascico dei pescherecci di alto mare. Arriva a un massimo di 180 millimetri di lunghezza. Proprio per le irrisorie dimensioni e i fondali in cui vive, è raro trovarlo al pescivendolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Il Re di triglie (Apogon imberbis) - Pesce molto particolare, di color rosso acceso e dagli occhi grandi di colore bluastro solcati da due bande più chiare. Di giorno si rifugia in grotte e tane, per uscire solo di notte per procacciarsi il cibo. Lo strano nome è dato dal fatto che in passato si pensava fosse una triglia senza i barbigli: in realtà non ha nulla a che vedere con la famiglia dei Mullidae. Il corpo è ovale, corto, con testa grossa e misura dai 10 ai 18 centrimetri. Seppur commestibile è senza mercato, ragion per cui è praticamente assente nelle pescherie.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Lo “Sciummo” (Tanuta o Cantaro - Spondyliosoma cantharus) - Spesso confuso con l’orata, è il meno “famoso” della comune famiglia degli sparidae. Ha delle carni di buona qualità, anche se non come gli altri “pesci bianchi”, per questo risulta poco apprezzato. In più non raggiunge mai grosse dimensioni, arrivando a una lunghezza massima di 50 centrimetri.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Seppur diffuso, tende a concentrarsi in poche aree e a risultare quindi raro in tutto l’ambiente circostante.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Si riconosce dal colore (variabile dal grigio bruno al grigio ferro, fino ad assumere delle sfumature di azzurro e blu elettrico nel periodo di accoppiamento) e dalle 16-20 strisce longitudinali sui fianchi che brillano di un dorato intenso. Sulle pinne, specialmente nella dorsale, vi sono talvolta delle macchioline circolari verdi quasi fluorescenti che creano un colpo d’occhio suggestivo nell’ambiente marino.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
I commenti
- Vittorio Cesana - anche questo interessante e andrò a vedere anche gli articoli che mi erano sfuggiti sulle altre speci marine del barese. buon proseguimento